Teoria economica di Keynes
La teoria generale di Keynes fu l'inizio di un nuovo approccio teorico all'analisi dei fenomeni economici e alla politica economica. Nella teoria di Keynes si ipotizza la presenza di un equilibrio di sottoccupazione in cui il reddito è interamente speso e investito. Disegniamo su un diagramma il reddito sulle ascisse e la spesa in consumi C e investimenti I sulle ordinate. La diagonale a 45° (grigia) individua i punti di equilibrio in cui il reddito è interamente speso in consumi e investimenti (Y=C+I).
Soltanto uno dei punti sulla diagonale è compatibile con la piena occupazione del reddito (il punto "e"). La realtà dei fatti, osservava Keynes, mostra però situazioni prolungate di sottoccupazione come l'equilibrio "s" (rosso) in cui solo una parte delle risorse Y sono effettivamente impiegate nella produzione del reddito. La restante parte resta disoccupata a causa della domanda interna debole. Per Keynes gli investimenti privati sono costanti nel breve periodo.
Keynes propose il sostegno alla domanda mediante l'intervento pubblico. In questo modo la spesa per investimenti avrebbe traslato la funzione di domanda verso l'alto portando l'equilibrio dell'economia verso la piena occupazione. Nel grafico appena riportato la spesa pubblica sugli investimenti consente il passaggio dall'equilibrio di sottoccupazione "s" (rosso) all'equilibrio "k" (nero), quindi più vicino alla situazione di pieno impiego "e".
La politica keynesiana richiedeva pertanto un intervento pubblico sulla domanda per uscire dall'empasse della sottoccupazione. La spesa garantiva anche "effetti moltiplicativi" tramite il famoso meccanismo del moltiplicatore keynesiano della spesa pubblica secondo cui ogni intervento generava benefici più che proporzionali alla spesa.
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