La teoria dell'universo stazionario
L'idea di un universo stazionario ha avuto origine negli anni '30 del Novecento e si basava sull'assunto che l'universo fosse essenzialmente statico e non sottoposto a mutamenti significativi nella sua struttura a grande scala (modello dell'universo statico). La percezione dominante era che l'universo fosse statico.
Si riteneva che le galassie fossero raggruppate insieme a causa delle loro interazioni gravitazionali e che qualsiasi movimento osservato fosse il risultato di moti propri, in modo simile a ciò che accade nei movimenti delle stelle all'interno delle galassie.
Anche Albert Einstein, il padre della teoria della relatività, credeva fermamente in un universo statico. Quando Einstein sviluppò le equazioni della Relatività Generale nel 1905, si accorse che le equazioni conferavano l'idea di un universo in evoluzione dinamica. Tuttavia, quest'idea era contraria alle sue convinzioni, così Einstein introdusse la "costante cosmologica" per far sì che le sue equazioni supportassero un universo statico. Più tardi, avrebbe definito questa mossa come il "più grande errore" della sua carriera.
Nel 1929, l'astronomo Edwin Hubble dimostrò che le galassie si allontanavano l'una dall'altra, indicando che l'universo si stava espandendo. Questa scoperta ha contraddetto direttamente la visione dell'universo statico. Tuttavia, sebbene le scoperte di Hubble abbiano sfidato l'idea di un universo statico, l'accettazione dell'espansione dell'universo ha richiesto tempo. Il modello dell'universo statico continuò ad essere il modello cosmologico prevalente per molti anni a venire.
Nel 1950 venne proposto un nuovo modello cosmologico, noto come la teoria dello stato stazionario, da Fred Hoyle, Hermann Bondi e Thomas Gold. Questo modello alternativo cercò di coniugare le scoperte di Hubble con il modello di universo stazionario.
La teoria dello stato stazionario suggeriva che, sebbene le galassie si stessero allontanando l'una dall'altra, nuova materia veniva costantemente creata per riempire gli spazi vuoti. In pratica, questo manteneva una densità costante dell'universo nel tempo, rendendolo "stazionario" a livello macroscopico.
Negli anni '60 e '70 avvenne il declino della teoria stazionaria. Ulteriori ricerche sulla radiazione cosmica di fondo fornirono evidenze incontrovertibili dell'espansione dell'universo. Questi dati, insieme ad altre osservazioni, portarono alla decadenza della teoria dello stato stazionario e all'accettazione del modello del Big Bang come la spiegazione dominante per l'origine e l'evoluzione dell'universo.
In conclusione, sebbene l'idea di un universo stazionario abbia avuto un certo seguito nel corso del XX secolo, le prove sperimentali hanno infine prevalso, portando alla sua sostituzione con il modello del Big Bang, che rimane la teoria cosmologica predominante.
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