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Pianeti interstellari

I pianeti interstellari, talvolta chiamati pianeti erranti o nomadi, sono corpi celesti unici. Sono esopianeti che possiedono una massa simile ai pianeti convenzionali ma, contrariamente a questi ultimi, non orbitano attorno a nessuna stella e si muovono liberamente nello spazio interstellare, slegati da qualsiasi sistema planetario. Alcuni scienziati li considerano veri e propri pianeti, che hanno avuto origine in sistemi stellari per poi essere espulsi a causa di eventi gravitazionali o altre cause ancora non del tutto chiare. Per questa ragione sono anche noti come pianeti orfani. Tuttavia, il campo di studio è ancora vasto e le informazioni sono molto poche, quindi esistono molte ipotesi sui pianeti interstellari ma sono tutte da verificare.

Rilevare questi pianeti è una sfida a causa della loro distanza e del basso livello di irraggiamento termico. Tuttavia, alcuni candidati sono stati identificati, come WISE 0855−0714, un oggetto vicino al nostro sistema solare. Altri esempi includono S Ori 52 e CFBDSIR 2149-0403. Le caratteristiche di questi pianeti variano notevolmente, con alcuni aventi temperature che oscillano tra i -48 e -13 °C e masse che possono raggiungere fino a 10 volte quella di Giove. In inglese sono noti come rogue planet, free-floating planet (FFP), isolated planetary-mass object (iPMO).

L'esistenza dei pianeti nomadi ha sollevato questioni fondamentali sulla definizione stessa di pianeta. Tradizionalmente, un pianeta è definito in relazione alla sua stella e al suo sistema, ma i pianeti interstellari sfidano questa concezione. Quindi, i pianeti interstellari sono pianeti oppure no? Per rispondere a questa domanda sono nate due correnti di pensiero:

  • Una corrente di pensiero in astronomia suggerisce di introdurre una nuova definizione di pianeta basata sulle caratteristiche osservabili piuttosto che sull'origine.
  • Un'altra corrente di pensiero propone di considerare alcuni pianeti interstellari come nane brune o sub-nane brune, oggetti a cavallo tra pianeti e stelle, capaci potenzialmente di avviare fusioni nucleari di deuterio.

Nel 1998 David J. Stevenson, ha ipotizzato che alcuni pianeti interstellari potrebbero avere atmosfere dense in grado di proteggere dalle radiazioni cosmiche e prevenire il congelamento della superficie. La teoria propone che questi pianeti o protopianeti, una volta espulsi da un sistema planetario, possano trattenere atmosfere ricche di idrogeno ed elio, facilitati dalla riduzione delle radiazioni ultraviolette a seguito dell'allontanamento dalla stella madre. Un'atmosfera così composta su un pianeta delle dimensioni della Terra potrebbe sostenere temperature superficiali al di sopra del punto di fusione dell'acqua, grazie all'energia geotermica prodotta dal decadimento dei radioisotopi e dal vulcanismo, aprendo così la possibilità teorica di oceani liquidi e persino di vita.

Attualmente i pianeti interstellari rimangono uno dei tanti misteri dell'astrofisica, oggetti che mettono in discussione le nostre definizioni consolidate e aprono nuove frontiere di ricerca e speculazione. La loro esistenza è un promemoria dell'immensa varietà e complessità dell'universo, un enigma che continua a sfidare la nostra comprensione e la nostra curiosità.


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