Termovalorizzatore

Il termovalorizzatore è una tecnologia avanzata utilizzata per convertire i rifiuti in energia elettrica e calore. Questo processo avviene attraverso l'incenerimento dei rifiuti, durante il quale il calore generato dalla combustione viene convertito in energia utilizzabile. Questa energia può essere utilizzata in vari modi, come la produzione di energia elettrica o il riscaldamento. Pertanto, un termovalorizzatore è di fatto un inceneritore di rifiuti in grado di sfruttare il contenuto calorico dei rifiuti stessi per generare calore, riscaldare acqua ed infine produrre energia elettrica. Si distingue quindi dai vecchi inceneritori che si limitavano alla sola termodistruzione dei rifiuti senza produrre energia. L'impiego dei termovalorizzatori sembra essere una parziale via di uscita dal problema delle discariche ormai stracolme e una opzione per diversificare i processi di eliminazione dei rifiuti solidi urbani (RSU).

Il primo termovalorizzatore costruito dall'uomo risale al 1874. Venne costruito a Nottingham. Questa innovazione si diffuse rapidamente nel Regno Unito e, prima della Prima Guerra Mondiale, iniziò ad essere utilizzata per la produzione e la vendita di energia elettrica. Nel 1903, a Frederiksberg, fu costruito il primo termovalorizzatore danese, che produceva energia elettrica e calore. Con il passare degli anni, la tecnologia del termovalorizzatore si è evoluta e diffusa in diverse parti del mondo. Oggi molte città europee li utilizzano per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

Il funzionamento di un termovalorizzatore si basa sull'utilizzo di una turbina a vapore, che produce energia elettrica grazie al vapore generato dal riscaldamento dell'acqua contenuta in caldaie, dovuto alla combustione dei rifiuti. Oltre alla produzione di energia elettrica, è possibile associare al termovalorizzatore un impianto di cogenerazione per il teleriscaldamento o un impianto di gassificazione per la produzione del gas di sintesi.

È importante sottolineare che i termovalorizzatori non processano indiscriminatamente tutti i rifiuti. Sono progettati per trattare esclusivamente il combustibile derivato da rifiuti (CDR), che deriva dalla frazione secca dei rifiuti solidi urbani (RSU). Questa frazione secca include materiali come legno, carta, cartone e tessuti, che possiedono un elevato potere calorifico, essenziale per il funzionamento ottimale dell'impianto di termovalorizzazione. Ad esempio, i rifiuti umidi non sono combustibili e, pertanto, non sono idonei per l'incenerimento. Questo rende necessario lo stoccaggio dei rifiuti organici in discariche. Pertanto, la termovalorizzazione non esclude la raccolta differenziata e il riciclaggio. Al contrario, la termovalorizzazione è efficace quando è preceduta da una raccolta differenziata accurata che implica una separazione meticolosa dei rifiuti organici e dei materiali riciclabili come vetro, plastica, carta e alluminio.

L'ubicazione dei termovalorizzatori segue un processo di valutazione dell'impatto ambientale. Le ecoballe destinate ai termovalorizzatori, devono soddisfare specifiche proprietà chimiche e fisiche che minimizzino il rilascio di sostanze potenzialmente dannose per l'ambiente. In generale, se il funzionamento dei termovalorizzatori è gestito in modo corretto l'impatto ambientale è minimizzato dalla presenza di filtri. Attualmente, molte capitali europee (es. Parigi) hanno i propri termovalorizzatori nelle immediate vicinanze delle grandi città.

L'EPA (Environmental Protection Agency) ha sviluppato una piramide gerarchica per valutare le procedure di smaltimento dei rifiuti. In questa gerarchia, il termovalorizzatore occupa una posizione importante, poiché permette di ridurre il volume dei rifiuti solidi e di recuperare energia dalla loro combustione. Questo processo è considerato sostenibile e contribuisce alla riduzione delle emissioni di carbonio.